Mostra Carlo Pizzichini
L’idea di realizzare una mostra di Carlo Pizzichini a Castell’in Villa risale agli anni ’90, quando Coralia Pignatelli conosce casualmente l’artista e rimane colpita dall’elegante ritmica dei suoi lirici graffiti, scandita dal solido rapporto che l’artista ha mantenuto con la terra e con la natura. La stima e l’apprezzamento tra i due proseguono e vengono spesso ribaditi con un bicchiere di vino di Castell’in Villa, che Pizzichini ama particolarmente. Dopo il restauro del Granaio ubicato al centro del borgo medievale, uno spazio inondato di luce che si affaccia su colline e vigneti, è quindi venuto naturale inaugurarlo con una mostra di opere di questo artista così “istintivamente poetico”, come l’ha definito lo storico dell’arte, accademico e critico Enrico Crispolti.
Il percorso artistico di Carlo Pizzichini è contrassegnato da una serie di manipolazioni della forma, della figura e dello spazio, con declinazioni di gusto post-espressionista, fino a ridurre le immagini in lirici geroglifici, che ne costituiscono il tratto distintivo. I diversi sistemi espressivi sono, inoltre, il manifesto della sua fantasia e delle capacità tecniche che gli consentono di arricchire costantemente li proprio linguaggio. Pizzichini riesce, infatti, ad elaborare delle vere e proprie invenzioni visive, sviluppate attraverso un alfabeto per immagini scandito con un ritmo decorativo minuzioso tra luci e ombre, forma e colore, simbolismo e narrazione, senza uno schema prestabilito e con una fortissima carica emotiva.
Le opere esposte in questo spazio seguono una rigorosa bicromia scandita dalla luce netta emanata da levigati declivi punteggiati da cipressi a guardia di impervi sentieri, dalla sinuosità delle colline o dagli ordinati filari di viti che Pizzichini lascia intuire per masse compatte, imprimendo un senso di estesa atemporalità. È una percezione poetica della natura e della sua funzione estetica, oltre che il richiamo alla secolare fatica, allo sforzo e alle energie spirituali e fisiche spese dall’uomo con il travagliato vissuto del lavoro della terra.
Nonostante la leggerezza e le raffinate trasparenze di queste opere, lo sforzo dell’artista è di forte interiorità, tra mente e viscere, dove l’impulso creativo e la contemplazione danno il senso di un’emozionante continuità. Anche in quest’occasione, Pizzichini scopre nuove relazioni e originali invenzioni visive attraverso la serialità della sua grammatica estetica.